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FILIPPINE 7/3/2006
TENTATO GOLPE
Il capo della polizia delle Filippine ha chiesto al Dipartimento di giustizia l’autorizzazione ad entrare nella Camera Bassa del parlamento per arrestare cinque deputati della sinistra, accusati di aver partecipato al complotto per un presunto colpo di Stato, sventato due settimane fa. Mentre un parlamentare è stato già posto in stato di fermo dagli agenti, dal 25 febbraio altri cinque si sono rifugiati nel complesso del Parlamento dove restano in seguito a un accordo per una ‘custodia protettiva’. Il patto però – dice la polizia – è stato violato da una dei parlamentari, che lunedì notte ha lasciato l’edifico per incontrare in segreto dei senatori. Le forze dell’ordine chiedono quindi di procedere al regolare arresto, affermando di avere “solide e forti prove” sul coinvolgimento nel complotto dei parlamentari insieme a ufficiali dell’esercito e della polizia. Intanto la presidente Gloria Macapagal Arroyo, nella prima intervista pubblica alla radio nazionale da quando è stato sventato il presunto golpe, ha difeso la sua decisione di imporre lo stato di emergenza (poi revocato venerdì scorso) dicendosi pronta a ripetere il provvedimento per difendere i principi democratici minacciati da una cospirazione ordita da “comunisti ed elementi deviati delle forze dell’ordine”. Sedici persone - inclusi sei parlamentari di sinistra (alcuni sospettati di collegamenti con la guerriglia comunista) e sei tra ufficiali dell’esercito e della polizia - sono stati messi sotto inchiesta. L’ultimo ad essere arrestato è stato oggi l’ex comandante di un corpo d'elite dell'esercito, il maggiore Jason Aquino, il quale era stato deposto dall’incarico nel luglio scorso dopo aver diffuso libelli in cui si criticava l’operato della presidente. [BF]
Fonte Misna
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